domenica 8 maggio 2016

Politeismo, monoteismo, buddismo


Durante le conversazioni riguardanti il buddismo, spesso viene fuori l'argomentazione se il buddismo sia oppure no una religione. Definire con certezza il concetto di religione potrebbe non essere facile, vediamo però quali sono alcune caratteristiche delle religioni o dei credi e se e come il buddismo si differenzia o si accomuna ad essi.
L'essere umano ha dal suo esordio su questo pianeta, sempre cercato "al di là", una necessità spirituale sorta spontaneamente o forse insita "geneticamente". Le prime testimonianze di culti, ci riportano al culto dei morti già sviluppato dai primi uomini a delle forme di adorazione verso fenomeni naturali e pianeti, come il sole e la luna. L'uomo quindi inizia a comprendere che al di fuori della propria esistenza possa esserci dell'altro. Si inizia poi a dare dei nomi a queste presenze che diventano così divinità, basti pensare a Ra, il dio sole degli Egizi, oppure a Thor, il tuono delle popolazioni nordiche qualche tempo dopo. In questa fase quindi molte divinità sono associate ad elementi naturali o da essi derivano. Nel corso dei millenni poi, vanno strutturandosi i credi che diventano vere religioni. Con religione mi sento di definire un credo strutturato con delle pratiche e una comunità clericale, quindi vediamo che qualche migliaio di anni fa, sopratutto in quella parte del mondo che è più pertinente ai nostri argomenti, cioè nella zona dell'attuale India, vengono fuori tradizioni come la vedica e poi l'Induismo. Ci troviamo quindi davanti a religioni che riconoscono al di sopra dell'essere umano delle entità "sovrannaturali" che più o meno hanno dei poteri sull'umanità stessa e sul pianeta terra. Stessa evoluzione la troviamo in civiltà come quella greca e successivamente romana, dopo essere passati per le religioni del bacino medio orientale. Fin qui abbiamo visto che l'uomo si affida, rispetta, a volte con timore, alcune figure esterne ad esso, quindi un politeismo strutturato. 
La più grande svolta nelle forme di credo dell'umanità la ritroviamo come è chiaro con l'avvento dei profeti che iniziano a parlare dell'esistenza di un solo Dio, al di sopra di tutto e creatore di tutto. Il protagonista geografico è sempre il bacino medio orientale dove sorgono l'ebraismo e successivamente cristianesimo e islamismo. 
Un'origine alquanto comune, con profeti che, successivamente, verranno acquisiti da una o dall'altra religione, ma che professavano tutti lo stesso amore verso il prossimo e il rispetto per un dio amorevole e compassionevole. Nascono quindi le grandi religioni monoteistiche, che danno al credo e alla religiosità dell'essere umano una struttura maggiormente organizzata, con un clero, regole e delle pratiche da seguire. Chiaro che, nel corso dei millenni, si siano modificate ma resta comunque una salda base sulla quale sono fondate e che le hanno portate ad essere le religioni che maggiormente hanno influito sul corso dell'umanità.
Ma in tutto ciò come si colloca l'insegnamento del Buddha?
Storicamente il Buddha appare prima dell'avvento del monoteismo e dopo che si erano ben strutturate le religioni politeistiche, portando però una vera rivoluzione prospettica.
Pone infatti, il Buddha, l'essere umano al centro di tutto. Non più quindi entità esterne, ma l'uomo che decide e gestisce la propria esistenza.
Finora infatti, ma poi anche successivamente, l'essere umano era e sarà considerato in una posizione di devozione e inferiorità rispetto a chi sta sopra di lui, agli esseri spirituali. Ma la grandezza dell'insegnamento del Buddha è proprio nel sovvertire questa visione, così come si presenta lui a coloro che lo ascoltavano e poi lo seguiranno. È l'essere umano l'essere spirituale, il Buddha ci dice di non essere un dio o un essere spirituale diverso da noi, siamo noi, esseri umani ad essere in realtà spirito, uno spirito che è un tutt'uno con l'universo, che periodicamente e temporaneamente si trova in forma corporea. Uno spirito in continua evoluzione e che, proprio per proseguire nella sua crescita nasce per imparare. Il Buddha quindi sovverte come dicevo prima, il modo di vedere ma anche di esistere. Ci consegna con i suoi insegnamenti il metodo per la nostra evoluzione spirituale, un metodo fatto soprattutto di comportamenti ma anche di una grande introspezione, in quanto, facendo noi parte di un sapere, di una coscienza universale, è soprattutto attraverso una buona pratica introspettiva che possiamo avvicinarci a comprendere la realtà di tutti i fenomeni.
Il Buddha crea anche la prima comunità di seguaci, il Sangha, alla quale "consiglia" delle regole da seguire, nel buddismo non ci sono imposizioni né tantomeno il senso del peccato. Queste regole le abbiamo già viste quando abbiamo parlato delle azioni virtuose. Forma anche un clero dove si rispettano determinati voti ma dove, tutti, sono semplici monaci, così come ama definire se stesso S.S. il Dalai Lama. Nel corso dei secoli sono nate poi delle funzioni, paragonabili alle funzioni religiose di altre confessioni, diverse in alcuni casi tra le varie scuole. 
A conclusione di questa conversazione credo si possa quindi definire che il buddismo possa essere annoverato tra le religioni per quanto concerne la parte più strettamente ritualistica e regolamentata, resta però, a mio parere, così come mi piace definirlo quando mi si chiede cos'è, un metodo. Un metodo per provare a capire la vera entità di tutti i fenomeni, partendo da chi o cosa siamo in questo corpo in cui ci troviamo, provare a capire cosa facciamo qui, che scopo possa avere esserci. Provare a realizzare, come ci ha consigliato il Buddha una evoluzione spirituale che ci permetta, in quanto spirito noi stessi, di raggiungere l'illuminazione, la distinzione della vera essenza della realtà e di conseguenza quella felicità reale ed eterna e non effimera come troppe volte cerchiamo o crediamo di raggiungere.

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